La realtà corposa, pesante, che oppone resistenza alla volontà dell'uomo, non mi interessa come oggetto di rappresentazione. L'esistenza ce ne provvede a sufficienza, ci scontriamo con essa tutti i giorni. E' oggetto di scienze, esatte e rispettabili, e ad esse la lascio volentieri. 

Esiste però un diverso livello di realtà o meglio un diverso modo di vedere la realtà:
il reale come allusione, come significato intenzionale di altro (la metafora) o come involontaria traccia .  
La geometria che intuiamo nell'occhio sfaccettato di un insetto, la pareidolia che ci mostra volti umani negli oggetti più comuni, la regolarità dei disegni sulla pelle di un animale, serpe o leopardo che sia, che ci fa intuire leggi naturali e ci fa sognare un abisso vertiginoso di milioni d'anni; i miti umani che, con risultati non diversi,  evocano figure, essenze, idee sepolte in noi.
Il graffio sul muro, la traccia di un alfabeto sconosciuto o deformato, il significato nascosto ai più o perduto per tutti.      

Sono questi gli oggetti che mi catturano e ai quali dedico il mio lavoro.